Recentemente Lessig ha pubblicato un articolo su The New Republic sul Google Book Settlement.
Utilizzando delle macchine molto simili a quella che vedete nel video, Google ha digitalizzato oltre 18 milioni di libri. Il 16% di questo enorme patrimonio culturale digitale è costituito da opere di pubblico dominio e pertanto liberamente utilizzabili e consultabili. Il 9% dei libri è invece ancora in stampa e risulta commercializzato. Il restante 75%, ovvero la stragrande maggioranza delle opere presenti in Google Books, appartiene infine alla zona grigia dei lavori ancora sotto monopolio dei titolari dei diritti di sfruttamento ma ormai non più in commercio e quindi reperibili solo in biblioteca oppure nel mercato dell’usato.
Ovviamente nessun problema di diritto d’autore si è presentato per le opere di pubblico dominio. Per il 9% in commercio, l’inserimento delle opere nell’archivio digitale di Google rappresentava una tale occasione di marketing a buon mercato che negli Stati Uniti la maggioranza degli editori si è registrata nel servizio addirittura prima che fosse lanciata la funzione di ricerca. Per le opere presenti nella zona grigia invece, si è manifestato subito un grosso problema di copyright poiché la digitalizzazione, costituendo una copia integrale dell’opera, rappresenta una violazione del monopolio sulle copie.
Il paradosso della vicenda che sto cercando di raccontarvi è che Google ha subito un’azione legale per aver liberato dall’oblio milioni di libri che altrimenti sarebbero rimasti a marcire dimenticati nelle biblioteche oppure sarebbero addirittura scomparsi. Oggi infatti con il sistema di ricerca testuale è possibile reperire titoli fuori commercio sull’ actio de effusis vel dejectis (tanto per fare un esempio), eseguendo una semplice ricerca testuale.
Google è stata quindi convenuta in una class action iniziata dalla Authors Guild, e dalla Association of American Publishers, che è poi sfociata in una proposta di accordo denominato Google Book Search Settlement. Secondo questo accordo Google pagherà una somma per consentire al pubblico di consultare liberamente fino al 20% di ogni libro presente nella zona grigia ed il cui autore non sia stato possibile contattare; per visualizzare l’intero libro l’utente dovrà invece pagare un compenso. I ricavi saranno devoluti ad un ente no profit che li redistribuirà agli autori ed agli editori che lo richiederanno.
L’accordo, come ci racconta Lawrence Lessig, si presenta acuto ed elegante nella sua articolazione.
Il Google Book Settlement è stato attaccato e criticato perchè violerebbe la privacy oppure perchè Google si troverebbe in una situazione dominante sul mercato con conseguente collisione con la normativa antitrust.
Tuttavia, il reale elemento di criticità della transazione è costituito dal fatto che essa cambia la filosofia di fondo del diritto d’autore per quanto riguarda l’opera letteraria. Dalla lettura del testo dell’accordo emerge la complessità della definizione di una regola apparentemente semplice come quella relativa alla possibilità di fruire dell’opera a pagamento oppure gratis con varie gradazioni a seconda che essa sia un giornale, un libro oppure un libro con immagini.
L’accordo, scrive Lessig, prefigura un mondo dove il controllo sull’opera letteraria può essere esercitato al livello della pagina e chissà anche una citazione potrebbe un giorno dover essere licenziata.
Nelle biblioteche tradizionali, l’accesso alle opere non è misurato al livello di una pagina o di una percentuale di pagine. L’accesso è misurato al livello di un libro (con immagini, grafici e tutto il resto), di una rivista o di un DVD, intesi nella propria unicità. La biblioteca tradizionale è un luogo sacro protetto dalle regole e dalle esigenze di mercato, una specie di porto franco della cultura. La biblioteca digitale si presenta invece come uno strumento potenzialmente iperregolato, dove i diritti digitali sono gestiti da codici informatici e da macchine, dove le opere possono essere sminuzzate ed ogni frammento sfruttato commercialmente.
La creatività e la libertà sono in pericolo ? Cosa è necessario fare per amore della cultura ….. e della libertà ?
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