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Ecco il Digital Economy Bill inglese, legge bipartizan approvata in zona Cesarini. Provocherà un effetto boomerang ?

Image via Wikipedia
Il Digital Economy Bill è stato approvato in zona Cesarini, con una maggioranza sostanzialmente bipartizan, nell’ultimo giorno utile prima dello scioglimento del Parlamento britannico che precede di un mese le elezioni politiche che si terranno il prossimo 6 di maggio. A giudicare dalle prime reazioni in rete, il #DEBILL (questo è il tag coniato da EFF per i post su twitter) sarà argomento di campagna elettorale e potrà provocare un effetto boomerang sui due principali partiti distanziati – secondo gli ultimi sondaggi – di pochi punti percentuali, con un Partito Pirata britannico che probabilmente parteciperà alla tornata elettorale e che ovviamente approfitterà dell’ondata emotiva e di sfiducia diffusa per la politica che affligge anche il Regno Unito, dove l’astensionismo è alto e si moltiplicano negli ultimi giorni gli appelli al voto e le campagne per la registrazione degli aventi diritto.
Da una prima lettura del testo scaricabile dal sito del Parlamento, non ancora aggiornato con gli ultimi emendamenti, la prima inaspettata impressione è che gli inglesi possono scrivere una legge peggio di noi italiani. Ar peggio nun c’è mai fine – direbbe un vecchio saggio della Roma papalina – ma sarà probabilmente colpa della fretta.
Ecco i punti salienti della parte del Bill che a noi maggiormente interessa e cioè quella riguardante il file sharing :
– a seguito della rilevazione di una violazione del copyright attraverso un download illegale, i titolari dei diritti di sfruttamento delle opere potranno inviare agli Internet Service Providers (ISPs) un copyright infringment report con la prova dello scaricamento illecito e cioè, presumibilmente, il numero IP dell’utente e l’indicazione del file pirata; l’ISP a sua volta dovrà, entro un mese dalla segnalazione, notificare al proprio utente la denuncia del copyright holder comunicando prova a fondamento della stessa nonchè informazioni legali e circa la possibilità di appellare; questo significa che i titolari dei diritti di sfruttamento commerciale delle opere, ovvero le potenti associazioni che li rappresentano, potranno legalmente monitorare, autonomamente e senza l’autorizzazione di un Giudice, le reti telematiche per intercettare il numero IP dei pirati o presunti tali;
– gli ISP, su richiesta dei copyright holders, dovranno fornire una copyright infringment list che è un elenco che riporterà le violazioni da parte di ogni singolo utente, senza doverne tuttavia rilevare il nome;
– a seguito di un numero di violazioni che sarà precisato da un regolamento approvato dalla OFCOM (la locale autorità per le comunicazioni) sono previste delle sanzioni graduali che vanno dalla limitazione della velocità di downloading al blocco di siti fino alla sospensione degli account degli utenti o altri limiti non meglio precisati alla fornitura del servizio di connettività agli utenti ; sembra (ma non mi è chiaro) che tali sanzioni e le modalità tecniche per la loro attuazione dovranno essere preventivamente approvate dal Parlamento;
– un codice approvato dalla OFCOM dovrà regolamentare le procedure di appello da parte dell’utente incolpato;
– gli ISP che si rifiuteranno di rendere effettive le misure tecniche nei confronti dei propri utenti saranno passibili di una sanzione pecuniaria fino a 250.000 sterline.
Una legge quindi che segue il solco segnato dalla cd. Hadopi francese che prevede la disconnessione come misura per contrastare il file-sharing di contenuti protetti dal diritto d’autore e che sferra un duro colpo alla privacy degli utenti, nella nazione che dopo l’11 di settembre 2001 ha coperto quasi ogni strada con le invadenti CCTV e che evidentemente non considera più la privacy dei propri cittadini come un valore sacro da tutelare.
E’ certo infine che le fantastiche connessioni wireless pubbliche e gratuite disponibili nei bar e nei locali di Londra, che tutti noi sognamo un giorno di avere anche in Italia, sono a rischio; allo stesso modo le reti private senza protezione rappresenteranno un grave pericolo per gli utenti, oltre che per la propria personale sicurezza informatica, anche per le potenziali responsabilità derivanti da questa legge.
mariosabatino

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