Gli aumenti del contributo unificato negli ultimi anni hanno reso ancor più gravoso l’accesso alla giustizia per il cittadino e le aziende. In un articolo pubblicato in questo blog ho fatto un’analogia con la carbon tax. Insomma, la richiesta allo stato di amministrare la giustizia è considerata un male dal nostro legislatore e quindi va tassata in quanto comportamento negativo.
Si intende quindi risolvere il problema dell’intasamento dei tribunali e dell’eccessiva durata dei processi aumentando il costo delle cause. E’ come se si pretendesse di ridurre il numero di incidenti su una strada chiudendo l’ospedale pubblico nelle vicinanze oppure trasformandolo in una clinica privata di lusso. Fuor di metafora, il legislatore dovrebbe occuparsi della revisione delle norme di diritto sostanziale maggiormente produttive di contenzioso piuttosto che dedicarsi all’elaborazione di inutili e spesso controproducenti modifiche alle norme di procedura, accompagnate dagli aumenti del contributo unificato e dei bolli.
In uno stato dove la giustizia è considerata come un male, allo stesso modo il concetto di responsabilità è visto come un male. Senza giustizia non c’è responsabilità poiché manca la possibilità di ottenere una sanzione contro l’abuso. Di questo ci accorgiamo ogni giorno sfogliando i quotidiani e nella vita di tutti i giorni, magari ascoltando le chiacchiere mentre prendiamo il caffè al bar con gli amici.
Irresponsabilità e mancanza di tutela, per chi alla giustizia non può accedere per motivi economici, rappresentano espressione di una matrice fortemente autoritaria.
Conseguenza dell’abuso che non abbia possibiltà di trovare tutela nella giustizia, è la sottomissione di chi non può far altro che subire, oppure la sopraffazione attraverso la violenza della giustizia privata. Assistiamo quindi ad una involuzione della società verso la barbarie (v. post del 26/06/2014).
Pende davanti alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea un giudizio (la causa C-61/14) avente ad oggetto la compatibilità con la normativa comunitaria della previsione di un elevato contributo unificato per i ricorsi dinanzi al giudice amministrativo in materia di appalti. La materia degli appalti è stata oggetto di interventi pesantissimi da parte del legislatore nazionale. E’ utile consultare la scheda comparativa fra gli stati europei dei costi dell’accesso alla giustizia in materia di appalti per comprendere la portata del problema.
Come correttamente argomentato nell’ordinanza collegiale del TAR di Trento che ha rimesso questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea sul contributo unificato appalti,
….. il principio della tutela giurisdizionale effettiva costituisce un principio generale del diritto dell’Unione, a sua volta derivato dalle tradizioni costituzionali comuni agli Stati membri, che è stato sancito dagli artt. 6 e 13 della CEDU, oltre ad essere stato ribadito anche dall’art. 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
L’efficacia dei mezzi di ricorso presuppone, infatti, costi sostenibili e proporzionati al vantaggio che il ricorrente confida di ritrarre dalla controversia ….
Il TAR di Trento, in maniera molto esplicita afferma che,
E’ opinione diffusa in dottrina, tra gli operatori giuridici e tra gli stessi magistrati, infatti, che il Legislatore italiano abbia voluto ostacolare l’accessibilità ai mezzi di ricorso in materia di appalti, rispetto alle altre materie del contenzioso amministrativo, mediante l’imposizione di una tassazione esagerata, illogica, iniqua e sproporzionata, con la finalità di deflazionare tale contenzioso.
Il 30/04/2015 il PG della Corte dovrebbe depositare le proprie conclusioni. Ancora una volta dobbiamo sperare che un raggio di luce venga dall’Europa.
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