Nell’ambito di un’iniziativa del Progetto Settore Famiglia, Minori, Immigrazione del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, nel mese di gennaio e di febbraio sono stato impegnato in una serie di incontri con i ragazzi delle prime due classi di alcuni licei romani sull’uso consapevole e sicuro della rete Internet e sul ciberbullismo (o cyberbullismo).
Nel 2012 fui invitato a partecipare come relatore a due convegni a Bergamo e Brescia, organizzati dall’Associazione Iusit.net, dove mi occupai della responsabilità dell’Internet provider nei casi di ciberbullismo davanti ad un pubblico di avvocati, dirigenti scolastici ed assistenti sociali. Ai convegni seguì un webinar sullo stesso tema.
Dall’ultimo rapporto ISTAT su “Cittadini e Nuove Tecnologie”, pubblicato il 18/12/2014, nel 2014 risulta che oltre la metà dei bambini con almeno 3 anni di età (54,7%) utilizza il pc e oltre la metà della popolazione di 6 anni e più (57,3%) naviga su Internet. Il dato risulta ancor più significativo per i ragazzi in età compresa tra gli 11 ed i 14 anni di cui quasi l’80% utilizza Internet. Le famiglie in cui è presente almeno un minorenne si dimostrano quelle a più alta intensità di tecnologia: il personal computer e l’accesso ad Internet da casa sono disponibili, rispettivamente, nell’87,1% e nell’89% dei casi. Le famiglie con un componente under 18 sono anche quelle in cui è più frequente la connessione a banda larga (87,2%) e in cui il telefono cellulare è onnipresente.
Una parte consistente e preponderante del tempo trascorso su Internet viene spesa sui social network e per interagire in blog e forum di discussione oltre che nelle chat.
Secondo i dati di un’indagine della Società Italiana di Pediatria – SIP, presentata nel novembre del 2014 in occasione della giornata mondiale del bambino e dell’adolescente un terzo dei tredicenni è stato vittima di fenomeni di ciberbullismo. La gran parte dei casi rimane nascosta ai genitori ed agli adulti e solo nel 3,2% dei casi si ricorre alla Polizia Postale. La soluzione adottata dai ragazzi – nel 60% dei casi per i maschi e nel 49% per le femmine – è quella di difendersi da soli.
Tra i ragazzi che ho incontrato esiste l’opinione diffusa è che Internet sia virtuale e che in rete ci si possa mascherare dietro un nickname e perciò rimanere anonimi. Tali errati assunti, uniti alla scarsa percezione del disvalore sociale di una condotta illecita commessa attraverso la rete rendono evidente la necessità di spiegare ai giovani cosa sia Internet e quali siano le basi del suo funzionamento.
E’ risultata inoltre evidente la necessità di sensibilizzare i giovani nativi della rete sulle potenzialità e le opportunità della memoria digitale ma anche sui pericoli che nasconde.
”Affidare le informazioni alla memoria digitale è diventata la norma, dimenticare l’eccezione“
Viktor Mayer-Schönberger
Sono felicissimo ed orgoglioso di essere parte di questo progetto del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma di forte valenza sociale che aiuterà i giovani a comprendere il principio di responsabilità ed a collocare ogni attività su Internet nel giusto contesto di legalità.
L'ordinanza n. 24378/2019 della Cassazione stabilisce che, per l'ammissione al gratuito patrocinio, vanno inclusi nel…
Le relazioni familiari sono tra le più importanti della nostra vita, ma purtroppo possono anche…
Il regime di affidamento del minore è mutato nel corso degli anni. A partire dalla…
Il costo della parcella di un avvocato per una separazione o un divorzio può variare…
Con il patrocinio a spese dello Stato (patrocinio gratuito) le persone a basso reddito che…