Secondo i dati di un’indagine della Società Italiana di Pediatria – SIP, presentata nel novembre del 2014 in occasione della giornata mondiale del bambino e dell’adolescente, un terzo dei tredicenni è stato vittima di fenomeni di cyberbullismo. La gran parte dei casi rimane nascosta ai genitori ed agli adulti e solo nel 3,2% dei casi si ricorre alla Polizia Postale. La soluzione adottata dai ragazzi – nel 60% dei casi per i maschi e nel 49% per le femmine – è quella di difendersi da soli.
Tra i ragazzi che ho incontrato durante le numerose lezioni tenute presso le scuole di Roma e provincia esiste l’opinione diffusa che Internet sia virtuale e che in rete ci si possa mascherare dietro un nickname e perciò rimanere anonimi. Tali errati assunti, uniti alla scarsa percezione del disvalore sociale di una condotta illecita commessa attraverso la rete, rendono evidente la necessità di spiegare ai giovani cosa sia Internet e quali siano le basi del suo funzionamento. Per questo prosegue il mio impegno nella sensibilizzazione digitale dei giovani, poiché la prevenzione è sempre meglio della cura.
Vediamo qualche dato:
- il 22,2% delle vittime di aggressioni da parte di bulli ha dichiarato di aver subìto una qualche prepotenza tramite l’uso delle nuove tecnologie come telefoni cellulari, Internet, e-mail, durante l’anno;
- le azioni ripetute (più volte al mese) riguardano il 5,9% dei ragazzi tra gli 11 e i 17 anni;
- esiste un’incidenza maggiore tra i più giovani rispetto agli adolescenti. Circa il 7% dei ragazzi tra gli 11 e i 13 anni dichiara di essere stato vittima una o più volte al mese di prepotenze tramite cellulare o Internet, mentre la quota scende al 5,2% se la vittima ha un’età compresa tra i 14 e i 17 anni;
- ben l’ 88 % di quanti hanno lamentato continui comportamenti scorretti “on line” (una o più volte al mese) ha dichiarato di aver subìto altrettante vessazioni anche in altri contesti del vivere quotidiano.
I casi di bullismo e cyberbullismo, dai quali possono derivare responsabilità civili e penali anche gravi, richiedono l’intervento di avvocati e psicologi che devono operare nella prospettiva della minimizzazione del danno sia dal punto di vista della vittima che da quello del bullo.
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